A LUZZARA COL CORSO DI FOTOGRAFIA PRO
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A LUZZARA COL CORSO DI FOTOGRAFIA PRO

l'Accademia Cesni, con i suoi frequentatori, approda a Luzzara, paese della bassa reggiana, famoso per i fotografi che l’hanno interpretata. Dal lavoro di un giorno nascerà una mostra, patrocinata da un grande autore.


Lui è in bicicletta e attraversa il paese. S’intravedono i portici, ma lo sguardo va oltre, fino a immaginare le nebbie o il caldo torrido, persino le gelate invernali. Siamo in Emilia e il ciclista è Cesare Zavattini: sceneggiatore, giornalista, commediografo, scrittore, poeta e pittore. Ha firmato pellicole quali “Ladri di Biciclette” o “Miracolo a Milano”, diventando così un esponente di spicco del neorealismo italiano.

Zavattini amava il suo paese e, pedalando nella foto, mostra tutta la propria serenità nell’essere lì dov’è nato, anche solo per un giorno.

L’immagine in questione è firmata da un grande maestro dell’obiettivo, Gianni Berengo Gardin, chiamato a Luzzara vent’anni dopo Paul Strand (fotografo americano) per raccontare ancora il paese e la sua gente.

A dire il vero, Zavattini aveva un’idea allargata di “paese” e avrebbe desiderato un’indagine approfondita della bassa reggiana, quella che ha sempre tratto energia dal “Grande Fiume”: nel bene o nel male, seguendone anche i ritmi e le volontà.

C’è idealità, in quelle terre, forse pure pazzia. Testimoni ne sono: Ligabue, il pittore, ma anche Don Camillo e Peppone, personaggi usciti dalla penna di Guareschi, lo scrittore di Fontanelle di Roccabianca. I due parlano dell’Emilia, del Po, dei contadini col cappello, dei baffi, dei portici, di generosità e concretezza. A vederli riconosciamo un modello, quello che esce dai confini della regione per arrivare altrove, persino nei tratti pittorici di Pellizza da Volpedo e del suo “Il Quarto Stato”. I vestiti sono quelli, come i cappelli e i baffi. Lo stesso George Simenon ha riconosciuto Gino Cervi (Peppone) come il suo Maigret ideale, perché leale, schietto, riflessivo ma concreto, persino mangiatore. Emiliano? Perché no.

C’è spazio, in quel lembo di terra che circonda Luzzara, anche solo per vedere. Le storie sono trasparenti, palesi, sincere; i paesaggi percorribili. Tanti fotografi sono venuti lì, sull’onda di un entusiasmo collettivo, quello della gente; e si chiamano: Stephen Shore, Olivo Barbieri, Luigi Ghirri.

E’ arrivato il nostro turno e possiamo provarci, magari con un piccolo aiuto da parte di un esponente del paese. Costruiremo una mostra, la nostra.

Sarà bello, ci divertiremo.


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